Chiesa di sant’Andrea degli Armeni:
- IL VICINIO
Situata nei pressi di via Paisiello, strada intitolata al grande compositore tarantino, la piccola Piazza Monte Oliveto raccoglie importanti testimonianze storiche ed architettoniche: la presunta casa natale di Paisiello, il settecentesco Palazzo Gallo ma soprattutto, posti l’uno di fronte all’altro, si ergono due importanti edifici religiosi, la piccola chiesa di S. Andrea degli Armeni e il santuario della Madonna della Salute, imponente struttura tardo-barocca.
- LA STORIA
Il primo nucleo della chiesa di S. Andrea risale al XIV secolo, quale punto di riferimento della comunità armena stanziata nel cuore della città di Taranto e probabilmente giunta nell’XI secolo dopo essere stata reclutata, quale truppa, dai Bizantini.
L’isolato presentava, oltre alla chiesa, un orto posto dietro l’abside, un ospizio (usato come locanda) e una serie di case composte da un solo piano.
Sul finire del XIV secolo (1399) la struttura originaria della chiesa venne “bombardata” durante l’assedio della città comandato da Ladislao di Durazzo.
Nel 1573 l’abate Scipione di Aricia decise di demolire l’antica struttura medievale della chiesa e di ricostruirne una nuova, insieme ai tre nuclei abitativi posti accanto ad essa. Tale ricostruzione della chiesa è ancora ricordata nell’iscrizione marmorea posta sulla facciata.
Il pittaggio, quello del Baglio, era all’epoca scandito da tre strade principali, via di Mezzo, S. Costantino (l’attuale via Duomo) e via delle Fogge (ora via Paisiello), e terminava proprio dinnanzi alla chiesa di S. Andrea, che dava il nome al convicinio non esistendo allora l’enorme mole del santuario di Monteoliveto.
Informazioni
Il quartiere ospitava non solo numerosi edifici sacri ma anche la Casa del Governatore (oggi sullo stesso luogo sorge il Palazzo di Città), le carceri e l’ospedale, botteghe, forni, mulini e spazi impiegati quali orti e giardini.
Nel XVII secolo le case, che fino ad allora non avevano superato il singolo piano, vennero accorpate e si trasformarono in palazzi nobiliari, vasti e sproporzionati. Sempre in questo contesto iniziò la costante occupazione degli spazi vuoti e l’aumento delle sopraelevazioni.
Inutile dire che anche l’isolato di S. Andrea subì la stessa sorte, sorte che – con il tempo – ha minato le stesse strutture portanti della chiesa, poi restaurata negli anni ’80.
I continui passaggi di proprietà che interessarono la chiesa sempre negli stessi anni portarono anche alla spoliazione dei corredi. Interessante il caso del trasferimento ad opera dell’Arc. Francesco Colonna del fonte battesimale di S. Andrea nella cattedrale di S. Cataldo e da cui venne ricavata un’acquasantiera, rimasta visibile all’interno del Duomo almeno fino agli anni ’80 del Novecento.
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